Arriva al Teatro Manzoni di Milano “Due” di Luca Miniero. Si può essere felici in una vita di coppia?
Dopo il successo della scorsa stagione, confermato da numerosi sold out in tutta Italia, arriva al Teatro Manzoni Due di Luca Miniero. Abbiamo incontrato sia Raoul Bova che Chiara Francini, che saranno in scena a Milano fino al 25 febbraio nei panni di una coppia alla soglia della convivenza che si interroga sul futuro.
La diversa visione della vita insieme emerge prepotentemente nelle differenze fra maschile e femminile. Entrambi evocheranno facce e personaggi del loro futuro e del loro passato: genitori, amanti, figli, amici che come in tutte le coppie turberanno la loro serenità.
Il protagonista maschile, Marco, dice che non è tre ma due il numero perfetto. In una società moderna in cui domina l’uno, ossia l’individualismo, credete ancora nel valore di una vita di coppia?
R: “Io non ho teorie. Da due si parte per procreare, per fare una famiglia e cercare di avere un’evoluzione, però la cosa fondamentale è l’uno, nel senso che se tu non curi l’uno non potrai nemmeno essere due”.
C: “Non so cosa sia la perfezione, ma due è un numero bellissimo. Un amore felice non è mai un amore perfetto ma perfettibile, un amore che deve essere sempre modificato un po’come quando da bambini giocavamo con il Das. Comunque si può stare felici anche stando da soli, così come si può stare felici in coppia”.
Siete in tournèe per l’Italia da quasi due anni. Come va la vostra vita di coppia da colleghi?
R: “Bene, molto bene”
C: “E’ un’esperienza molto positiva. E’molto bello lavorare insieme anche se fuori dal teatro ho davvero poco tempo libero. Sto scrivendo il mio secondo romanzo, sto preparando una trasmissione televisiva, mi manca soltanto di fare il mimo”.
Cosa vi sta dando di più o di meno il teatro rispetto al cinema?
R: “Il teatro era un passaggio che dovevo fare perché questa tournée in giro per l’Italia mi ha fatto davvero capire cosa vuol dire essere attore di teatro, quali sono gli sforzi, le sofferenze e le mancanze, perché sei lontano da casa per tanto tempo. E poi vedere ogni sera una città diversa, la sua piazza, la sua arte e la sua cultura mi ha arricchito tantissimo, ho capito tante cose che davo per scontate. E’come fare un master del tuo lavoro quando arrivi quasi a cinquant’anni e ti ricordi tante cose che ti eri dimenticato”.
C: “Il teatro ti restituisce in maniera istantanea l’amore del pubblico. E’un po’ come se il cinema e la televisione fossero delle telefonate d’amore, mentre il teatro è un abbraccio”.
Dopo questa esperienza di coppia in cui uno è la spalla dell’altro senza prevaricazioni, siete pronti ad affrontare il palco e il pubblico da soli?
R: “Un monologo sarebbe interessante, o magari anche uno spettacolo con tanti attori. La verità è che mi piacerebbe provare le varie formazioni”.
C: “Mi piacerebbe moltissimo. Io sul palcoscenico mi sento completamente a mio agio, non ho ansie dunque posso godermi le reazioni e la bellezza di interpretare ogni giorno un personaggio che non è sempre lo stesso, ma è sempre nuovo”.